Quanto ci vuole per imparare l'inglese come un inglese?
Edoardo Nardini, dell'E.R.A., ha scritto una e-mail a Claude Piron. Ecco la sua risposta (l'ho tradotta dall'inglese. Le note sono mie
- Alberto Licheri).
Edoardo Nardini : In uno dei suoi libri lei scrive che c'è bisogno di 12000 ore per riuscire a conoscere l'inglese quanto una persona di madre lingua. E' vero?
Claude Piron : Sì, lo confermo. Naturalmente
intendo davvero "quanto una persona di madre lingua ad un livello
adulto". Perchè all'Onu, per esempio, accetterebbero
solo parlanti nativi per fare traduzioni in inglese o preparare
testi in inglese per la pubblicazione, se non perchè sanno
che i parlanti non nativi usano un linguaggio in qualche modo "strano",
che dà al lettore l'impressione di essere "non veramente
inglese"? In realtà, 12000 ore è il minimo. Personalmente,
io ho al mio attivo più di 40000 ore di (studio e) pratica
dell'inglese, che includono cinque anni a New York. Tuttavia, quando
dovetti improvvisare un discorso in inglese, feci un certo numero
di errori che un parlante nativo mai avrebbe fatto. Per esempio,
dissi "costed" invece che "cost" (1),
pronunciai "indict" come se facesse rima con "convict",
"derelict", "depict", mentre fa in realtà
rima con "right". In "monitoring" e "alternative"
non posi l'accento sulla sillaba giusta. Può darsi che io
sia meno portato per le lingue di altre persone; tuttavia, il fare
tali errori dopo così tanta pratica è la prova che
in normali condizioni è impossibile per uno straniero padroneggiare
l'inglese come un inglese. Un'altra conferma viene dall'osservazione
del linguaggio dei bambini. Un bambino di sette anni ha al suo attivo
più di 10000 ore di "full immersion" nella lingua.
Tuttavia, commette spesso degli errori, come "foots" al
posto di "feet", "I comed" invece di "I
came", "It's mines" al posto di "It's mine"
(2), "when I'll go", invece che "When
I go". Se si analizzano questi errori, si comprende che essi
non derivano da immaturità intellettuale: le forme che il
bambino sceglie sono più coerenti, più logiche, più
razionali di quelle richieste dalla lingua "ufficiale".
Semplicemente, il suo cervello non ha registrato in modo sufficientemente
stabile, ad un livello sufficientemente profondo, forme che contraddicono
la naturale tendenza dell'espressione linguistica, che tende a generalizzare
un determinato segno linguistico una volta che lo si percepisca
come avente un particolare significato o una particolare funzione.
Questa tendenza a generalizzare è un riflesso naturale. Una
volta, parlando in italiano, dissi "facciate" invece di
"fate". Perchè? Perchè estesi la formazione
"andiamo" -> "andate", "diamo"
-> "date", "cantiamo" -> "cantate",
"mangiamo" -> "mangiate" a "facciamo"
-> "facciate". Stavo usando il verbo al modo indicativo,
non al congiuntivo.E' una naturale tendenza del cervello generalizzare
forme che ha incontrato un certo numero di volte.
Per riuscire a parlare come un adulto di madre lingua, è necessario sostituire quei riflessi naturali con dei riflessi condizionati, i quali richiedono molte più ripetizioni e sono molto meno stabili rispetto ai riflessi naturali. Per questo è così difficile parlare correttamente se per alcuni anni non si è utilizzato la lingua. Se sto un anno senza parlare italiano, comincio a dire "il studente", "il strumento", "il spirito", con "il" al posto di "lo", benchè il mio intelletto sappia che non dovrei fare così, ma il mio riflesso è più forte della mia memoria, perchè "il" è molto più frequente di "lo" e in altre lingue c'è solamente un articolo per i nomi maschili.
Non mi è possibile spiegarle dettagliatamente come sono arrivato a questa cifra delle 10000 ore, ma ho discusso del mio metodo con Professor Ulrich Amman, la massima autorità mondiale in sociolinguistica (autore del "Manuale di sociolinguistica", usato dalla maggior parte delle università, in tutto il mondo), ed è d'accordo che fosse corretto.Il problema è che la difficoltà delle lingue naturali è un tabù, in particolare quella dell'inglese. Penso di essere uno dei pochi autori che ha richiamato l'attenzione su di essa. Gli insegnanti, il pubblico, i media tendono a minimizzare questa difficoltà e a non vedere le ineguaglianze che produce, come se farsi capire fosse sufficiente. Non lo è. Anche se la gente ti capisce, se tu fai un errore che suona molto strano o ridicolo, non vieni preso sul serio come un parlante nativo.
Cordiali saluti CP
NOTE
1. "Cost"
è un verbo irregolare, e rimane invariato sia al passato
che al participio passato.
2. Siccome
tutti gli altri pronomi possessivi terminano con una "s",
il bambino tende ad aggiungerla anche a "mine".
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